Diventare padre al fronte nel 1916, dall'Ospedale 028

Il caporal maggiore Enrico Mensi scrive una lettere al figlio appena nato:
 
 
 
 
4 novembre 1916
Silvio mio carissimo,
da pochi giorni, in un'epoca di crudeli miserie umane, hai aperto gli occhi alla luce di questo mondo.
Io non posso partecipare da vicino, a fianco della tua buona mamma come bramerei, alle ansie, alle trepidazioni, alle gioie che ci procura la tua cara esistenza; fui chiamato a partecipare all'immensa mondiale guerra che si combatte in nome della civiltà.
Ebbi ad ogni modo la fortuna di essere adibito ad un servizio pietoso e mi auguro di poter presto ritornare ritornare alla vita domestica.
Spero che l'amara e dura esperienza, che stanno facendo le popolazioni ed i loro dirigenti, abbia a portare il desiderato principio di civiltà, civiltà per la quale le questioni sia nazionali che internazionali, vengano risolte egualmente colla ragione e non più barbaramente colla forza.
E però auguro a te ed alle nuove generazioni di vivere in una Società migliore in cui si sappia sfruttare le energie materiali ed intellettuali per il vero bene sociale e spirituale.
Auguro a te, mio Diletto figliuolo, di crescere buono, integro e forte! Ti raccomando di amare immensamente la mamma tua, che vive per te e che tanto ti sarà esempio di bontà e saggezza.
Da buon cristiano ama il nostro Signore, in Lui amerai il tuo prossimo.
Auguri e raccomandazioni faccio a te oggi, dal profondo del cuore, affinché, qualora fatali evenienze della vita, non mi concedessero il piacere di parlarti quando, grande, potrai comprendere, sappia, leggendo questa mia, che tuo padre ti ha amato fortemente e non ha sognato che il tuo bene per questa vita e per la vita eterna dell'anima.
Un affettuoso saluto ed un caldo bacio da tuo padre Enrico

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