81 anni dopo il D-Day: ritrovato un giubbotto di salvataggio della 101ª Airborne
Certe volte la storia riemerge dai muri di casa. Letteralmente. È accaduto a Servigny, in Normandia, dove durante i lavori di restauro di un’abitazione è stato scoperto un giubbotto di salvataggio americano risalente al D-Day.
Si tratta di un “Mae West” tipo B-4, il modello usato dai paracadutisti della 101ª Divisione Aviotrasportata la notte tra il 5 e il 6 giugno 1944. Un reperto autentico, rimasto nascosto per oltre otto decenni, appartenente molto probabilmente a un soldato del 501° reggimento paracadutisti.
Il giubbotto, impolverato ma ancora integro, è privo dei tubi di gonfiaggio originali ma conserva un dettaglio che lo rende unico: le marcature specifiche del 501° PIR, inclusa una grande “G” identificativa.
Una volta scoperto, il reperto è stato segnalato al museo D-Day Experience di Saint-Côme-du-Mont, che ne ha confermato l’autenticità e si è subito offerto di esporlo. Non sarà restaurato né ripulito: verrà presentato “dans son jus”, nel suo stato originale, a testimonianza della brutalità e della forza della memoria materiale.
Ad accompagnarlo, anche un elmetto americano ritrovato sempre in Normandia nel marzo 2024, custodito per 80 anni in una piccola stanza di una fattoria. Due oggetti, due vite, due storie che riaffiorano insieme.
Ma cosa ci faceva un giubbotto della 101ª a Servigny?
Questa è la domanda che ha incuriosito gli storici. Servigny si trova ben lontano dalle previste zone di lancio della 101ª Airborne. Due le ipotesi più accreditate:
il paracadutista fu lanciato fuori zona, oppure il giubbotto fu raccolto da un civile e conservato in casa fino all'oblio.
Non è raro, in effetti, che questi giubbotti non venissero nemmeno indossati fino in fondo. Pesanti, ingombranti e difficili da sistemare insieme all’imbracatura, molti paracadutisti li abbandonavano subito dopo l’atterraggio. Il “Mae West” – così chiamato per via della forma che ricordava le curve dell’attrice – era più un fastidio che un’ancora di salvezza, soprattutto quando non c’erano fiumi o mare nelle vicinanze.
La storia non smette mai di parlare
Questi oggetti, mai restaurati, raccontano la guerra più di mille libri. Sono testimoni silenziosi delle vite di ragazzi lanciati nel cuore della notte su una terra ostile. Oggi, esposti in un museo, ci ricordano quanto la storia sia ancora viva — e quanto possa riaffiorare nei luoghi più inaspettati.