Un modello di rivoluzione silenziosa

Disposta a tutto pur di non dare la soddisfazione di credere negli ideali nazisti.

Nel tempo quella di Sophia Magdalena Scholl è diventata un'icona pura della "ribellione pacata" verso il Terzo Reich. Un modello delle rivoluzioni silenziose.

Sophia nasce a Forchtenberg nel 1921, in una famiglia religiosa. Aspetto che eredita specialmente da parte materna, insieme all'amore per la patria. A 12 anni viene iscritta in maniera forzata alla gioventù hitleriana. Ma come velocemente subisce il fascino del nazismo, tanto in fretta ne prende le distanze. Rimane invece immutato l'interesse per il Vangelo e il Cristianesimo. Si avvicina in particolare al cattolicesimo e ne rinforza ulteriormente la credenza dall'incontro con Otto Aicher, che vive nello stesso quartiere dove predica il parroco Franz Weiss, animato da una forte resistenza cattolica al nazismo. Nel frattempo, nel 1937 il fratello maggiore Hans viene tratto in arresto dal regime per l'appartenenza alla Deutsche Jungenschaft, gruppo giovanile sorto alla fine degli anni "20 che credeva nel mito dei grandi popoli del Nord. Nel 1940 Sophie trova lavoro a Soflingen come maestra d'asilo, trasferita poi da ausiliaria in un istituto statale di Blumberg.

Nella Primavera del 1941 incontra due dei futuri esponenti anti-nazisti della Rosa Bianca. Nel 1942 s'iscrive all'Università di Monaco, alla facoltà di filosofia, seguendo le orme del fratello Hans, e in estate entra nella Rosa Bianca. Nel febbraio del "43 viene scoperta dal bidello insieme ad Hans e due compagni dal custode dell'Università mentre distribuisce un volantino. È quindi sottoposta ad interrogatorio per 4 giorni dalla Gestapo, accusata di alto tradimento insieme al fratello Hans e all'amico Christoph Probst. Dai documenti storici si evince tutto il coraggio di Sophie durante l'interrogatorio, che motiva la scelta e mostra un carattere molto forte di fronte all'ufficiale della Gestapo, nonostante la consapevolezza del destino segnato. I tre coprono gli altri esponenti del movimento, addossandosi tutte le responsabilità e non ritrattando nessuno dei principi cardine del movimento. Condannati a morte dal Tribunale del Popolo nazista dopo un processo farsa, vengono ghigliottinati nel cortile della prigione di Stadelheim, dopo aver ottenuto il permesso di poter parlare con i genitori un'ultima volta. È lì che Sophia rivela ai genitori che i tre hanno coperto gli altri seguaci, prendendosi tutte le responsabilità sulle loro spalle. I tre riposano in un angolo del cimitero di Stadelheim, dove è avvenuta l'esecuzione. A pesare sulla decisione di contrastare apertamente il nazismo di Sophie, hanno contribuito, con tutta probabilità, le scelte di vita obbligate dal regime.

 

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