La Guglielminetti mod.53

 La borraccia Guglielminetti al servizio del Regio Esercito
Una borraccia di legno per ritemprare le truppe sabaude dal peso delle fatiche della guerra. Strumento di sopravvivenza, tanto semplice e pratico, quanto indispensabile per la vita al fronte, il fiasco (volgarmente conosciuto come "borraccia") di epoca risorgimentale racconta il potere di uno strumento fisicamente così piccolo, che è riuscito a portare in auge il nome della famiglia Guglielminetti nel giro di pochi anni.
 
La loro fortuna, trainata dall'estro manuale del capofamiglia Pietro, prende il la nel marzo 1853, quando l'Azienda Generale della Guerra autorizza il Reggimento Piemonte Reale Cavalleria all'acquisto di 600 borracce Guglielminetti, richiedendone anche l'invio di qualche modello. Nel gennaio dello stesso anno l'Amministrazione Militare informava con una circolare i corpi e gli ufficiali, delle migliorie all'orizzonte alle borracce delle truppe regie. La prima fornitura documentata all'Azienda Generale di Guerra è un lotto da 7.330 borracce.
Siamo a luglio del 1853. Da lì in poi, per i Guglielminetti sarà un susseguirsi di incarichi di fabbricazione per eventi bellici di primissimo piano del periodo. Su tutti, spicca l'assegnazione della fornitura di 10mila borracce per la Guerra di Crimea, snodo diplomatico delicatissimo per le ambizioni unitarie del Regno di Sardegna.
 
Ostacolo sulla strada dell'affermazione e delle varie aste del Ministero della Guerra è la concorrenza, che non manca specialmente nel primo periodo, con Giovanni Zaffrea di Saluzzo primo competitore del Guglielminetti. Per la spedizione vittoriosa, insieme a Giuseppe Leidi, Guglielminetti fornisce anche 4.000 spolette per bombe. L'apice della collaborazione con il regio esercito arriva però nel 1859 in occasione della Seconda Guerra d'Indipendenza, per il cui evento Guglielminetti chiede in carta bollata di dotare l'esercito regio per tutta la durata della guerra, comprese eventuali rimanenze di magazzino.
 
La fornitura viene realizzata a ritmo di 216 forniture al giorno. Una grande soddisfazione per una famiglia di artigiani piemontesi che nel 1861, in pieno fermento risorgimentale e dopo quasi un decennio di forniture reali ed entrate fruttuose garantite dalle abilità manuali di Pietro e dei figli, si trasferisce a San Donato, nel torinese, dove apre la nuova officina, in posizione ottimale per sfruttare la forza motrice dell'acqua del Canale di Torino, e confermare una fama conquistata sotto la bandiera tricolore. 


 
 
 

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