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Nuovo recupero sul Monte Civerone: l'importanza della metodologia archeologica nella preservazione della memoria storica

Sul Monte Civerone, a Borgo Valsugana, un intervento scientifico coordinato ha permesso il recupero di due soldati austro-ungarici caduti nel 1916.

 Immagini dello scavo, fonte Gazzetta delle Valli.

 

L'applicazione del metodo archeologico continua a svolgere un ruolo fondamentale nel recupero e nella preservazione della memoria storica dei conflitti passati. Un recente intervento sul Monte Civerone, nel comune di Borgo Valsugana, ne è una testimonianza concreta: grazie a un approccio interdisciplinare e rigoroso, sono stati recuperati e avviati verso l'identificazione i resti di due soldati austro-ungarici caduti durante la Prima Guerra Mondiale.

L'operazione ha preso avvio da una doppia segnalazione effettuata dal Museo Storico sulla Grande Guerra di Borgo Valsugana e da una guardia forestale della stazione locale, che hanno individuato ossa umane insieme a oggetti di equipaggiamento militare a 1.032 metri di altitudine sotto la cima del Monte Civerone. Questa scoperta ha innescato un processo metodico e collaborativo tra diverse istituzioni dedicate alla tutela del patrimonio storico e culturale.

A seguito della regolare comunicazione alla stazione dei Carabinieri, l’Ufficio per la tutela della cultura e della memoria della difesa (Onorcaduti) del Ministero della Difesa e l’Ufficio beni archeologici dell’Unità di Missione Strategica Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Provincia autonoma di Trento hanno coordinato le operazioni di recupero. Un team composto da un archeologo (Nicola Cappellozza), un membro della Commissione storico-culturale della SAT e esperti del Museo Storico sulla Grande Guerra di Borgo Valsugana, con la partecipazione del direttore del Sacrario Militare di Asiago, ha condotto l'intervento sul campo.

 

L'approccio archeologico al recupero dei resti

 L'utilizzo di una rigorosa metodologia archeologica è stato centrale nell'intervento, permettendo una ricostruzione accurata del contesto di ritrovamento. L'analisi dettagliata della disposizione dei resti e degli oggetti correlati ha fornito preziose informazioni sulle circostanze della morte dei soldati e sulle dinamiche della battaglia avvenuta tra il 25 e il 26 maggio 1916, nell'ambito dell'offensiva austriaca nota come Strafexpedition.
"La metodologia scientifica applicata in questi interventi è essenziale per garantire non solo il recupero fisico dei resti, ma anche la ricostruzione storica e l'identificazione personale dei caduti", ha sottolineato Francesca Gerosa, vicepresidente e assessora alla cultura della Provincia autonoma di Trento. "Questo approccio consente di restituire dignità e identità a coloro che hanno perso la vita in conflitti che hanno profondamente segnato la nostra storia, mantenendo viva la memoria collettiva attraverso una ricerca attenta e rispettosa".

 Le fasi successive e l'importanza delle analisi scientifiche

 Dopo il recupero sul campo, i resti saranno sottoposti a dettagliate analisi bio-archeologiche e scientifiche nelle prossime settimane. Questi esami permetteranno di ottenere informazioni approfondite sull'età, la provenienza geografica, le condizioni di salute e le cause della morte dei soldati, contribuendo in modo significativo all'eventuale identificazione e alla comprensione più ampia del contesto storico in cui sono avvenuti i decessi.
Da oltre vent'anni, l'Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento è impegnato in interventi di questo tipo, operando sia in contesti glaciali che non glaciali, e occupandosi del recupero di caduti appartenenti a entrambi gli schieramenti della Prima Guerra Mondiale. L'esperienza accumulata in questi anni ha consolidato procedure operative efficaci, basate su un'attenta osservazione, una meticolosa documentazione e una stretta collaborazione tra enti e professionisti di diverse discipline.

 La tutela del patrimonio storico e la lotta contro le interferenze illecite

 Durante l'intervento sul Monte Civerone, è emerso che la giacitura dei resti e degli oggetti militari era probabilmente stata alterata da precedenti attività non autorizzate, presumibilmente effettuate con l'ausilio di metal detector. Questo sottolinea l'importanza di operazioni ufficiali e scientificamente fondate per la tutela e la conservazione del patrimonio storico, evitando che reperti di grande valore culturale vengano dispersi o danneggiati da interventi illeciti.
"La collaborazione tra istituzioni e l'applicazione di metodologie scientifiche rigorose sono fondamentali per proteggere e valorizzare la nostra eredità storica", ha aggiunto Gerosa. "Ogni recupero effettuato con queste modalità rappresenta un contributo significativo alla conoscenza del nostro passato e un atto di rispetto verso coloro che hanno vissuto e sofferto durante quei conflitti".

 

 

Questo intervento sul Monte Civerone evidenzia come la combinazione di segnalazioni tempestive, collaborazione istituzionale e applicazione di metodologie scientifiche avanzate possa contribuire efficacemente alla conservazione della memoria storica. Attraverso questi sforzi concertati, è possibile continuare a scoprire, studiare e onorare le storie individuali e collettive che hanno plasmato il nostro presente, garantendo che le lezioni del passato rimangano vive per le future generazioni.

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