Indetta la mobilitazione, il 23 maggio, il battaglione, al quale si è unita la 11a compagnia del "Mondovì", è dislocato a M. Kila, in val Resia, alla dipendenza del comando della Zona Carnia. Iniziatesi le ostilità, il 24 occupa M. Sinovik e distacca riparti a Casere di Kaal, a M. Uplanjah, a M. Guarda, respingendo forti pattuglie nemiche. Il 27, l'11a si porta a M. Kaal. Le compagnie sono impiegate in lavori di rafforzamento e stradale, provvedono inoltre a compiere ricognizioni sulla fronte. Il 21 giugno, essendosi le truppe del settore affermate sulle posizioni di Planina Baba, il battaglione vi invia nuclei di alpini per prendere il collegamento. Il 1° luglio occupa M. Banjski Skedenj e distacca un piccolo riparto a Kanin Hutte. Fino al 12 agosto le compagnie presidiano dette località, continuando ad essere impiegate in lavori. Il 13, ultimati i preparativi per l'azione che un nucleo di truppe costituenti la "colonna Giardina", di cui il battaglione fa parte, devono svolgere in concorso al IV corpo d'armata, che opera nella conca di Plezzo; il "Val d'Ellero", precedentemente riunito a M. Banjski Skedenj, invia una compagnia a q. 1439 ed un plotone a Kanin Hutte. Il 14, iniziatesi le operazioni, mentre altri riparti della colonna raggiungono il margine est della conca, l'11a occupa Gozdica Planina. L'azione ha una sosta; le posizioni conquistate vengono fortificate e numerose pattuglie compiono ardite puntate per sorvegliare le intenzioni del nemico e riconoscere il terreno antistante. Il 19 agosto, l'11a si sposta a Krnica Planina ed a q. 757; la 210a a q. 1439. L'offensiva è ripresa ed ai battaglioni della "colonna Giardina" è affidato il compito della conquista del M. Rombon. Il 23 il battaglione "Bes" occupa M. Cukla ed il "Val d'Ellero" Goricica Planina. Respinti i contrattacchi sferrati dal nemico e provveduto ai preparativi per la ripresa dell'attacco, la notte sul 27 è tentata l'occupazione di M. Rombon. Le compagnie 209a e 210a si lanciano contro le falde sud del monte, seguendo come direttrice di marcia il sentiero di Goricica Planina, mentre la 11a ha il compito d'intercettare il sentiero tra il fondo valle e la cima del monte. Piccoli nuclei del "Bes" riescono a raggiungere la cima, però la forte reazione del nemico ed il violento fuoco delle artiglierie, impedisce la riuscita dell'azione. Gli alpini, provati dalle forti perdite, sono costretti a cedere il terreno a così caro prezzo conquistato, ripiegando alquanto, stringendo però da due lati (Palica e Cukla) la posizione nemica. A ricostituire i due battaglione, sostituendo i riparti più provati, giungono altre compagnie alpine. L'11a passa a far parte del battaglione "Piazza" ed il "Val d'Ellero", ritirato dalle linee, accampa tra Krnica Planina e q. 1482, in riserva e viene adibito a lavori e trasporti, compiti che assolve anche durante le azioni dei giorni seguenti. Il 21 settembre, la 209a compagnia si porta in trincea sulle falde del M. Rombon, tra q. 700 e q. 1000, facendo, in seguito, turno in linea con la 210a. Durante i mesi di ottobre e di novembre, accentuatasi l'attività delle nostre truppe dalla Carnia al mare, i riparti del M. Rombon mantengono impegnati il nemico con azioni dimostrative di fuoco e con ardite puntate di pattuglie. Il 5 dicembre, il battaglione si riunisce a Pluzne, ove rimane fino al termine dell'anno, impiegato in lavori.
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Il 5 gennaio, la 210a compagnia e due plotoni della 209a si portano nelle posizioni di M. Cukla, quest'ultimi il 25 ritornano a Pluzne. I riparti in linea provvedono alla sorveglianza ed al rafforzamento delle posizioni, mentre gli altri continuano ad essere adibiti in lavori. All'alba del 12 febbraio, gli Austriaci, vincendo la resistenza dei difensori, occupano i trincerament della cima di M. Cukla, il pronto intervento dei plotoni della 210a, che erano in riserva, arresta l'avanzata del nemico. Il battaglione, subito accorso, schiera un plotone della 209a a q. 1300, mantenendo gli altri due in rincalzo. Giunto in linea il "Bassano", il mattino del 14 viene tentato di riprendere la posizione perduta; però, malgrado il valore spiegato dagli attaccanti, l'azione non è coronata dal successo, perchè le ondate di assalto vengono arrestate da un violento tiro di bombe a mano, che rende impossibile la scalata delle erte rocce. Sistemata la nuova linea, la sera del 15 il comandante del "Val d'Ellero", dislocato a Goricica Planina, assume la difesa del 3° sottosettore della fronte, avendo alla sua dipendenza anche una compagnia del 6° fanteria ed una dell'11° bersaglieri; la 209a presidia q. 1300 e la 210a ha due plotoni a sinistra e due a destra di q. 1583. Il 22 febbraio il XXVII bersaglieri occupa i trinceramenti a destra di M. Cukla ed il battaglione quelli sulle qq. 1600, 1000 e 1583; la compagnia del 6° viene ritirata dalle linee. Il 29, avuto il cambio dal "Val Tanaro", il "Val d'Ellero", si trasferisce a Luico ed il 3 marzo, portatosi a Cividale, parte in ferrovia alla volta di Stazione per la Carnia, ove sosta fino al 26, a disposizione del IV corpo d'armata. Il 27, assegnato al sottosettore valle Aupa (36a divisione) si disloca tra Dordola e Grauzaria. I riparti vengono adibiti in lavori e provvedono a compiere ricognizioni nella zona che devono, in seguito, presidiare. Il 7 aprile, la 209a occupa le trincee di M. Andri, con un plotone distaccato a Casera Ladusset; la 210a quelle di M. Glazzat. Il comando, dopo una breve sosta a Cereschiatis, il 17 si porta a q. 1350, rimanendo a disposizione del settore ed il 23 assume la difesa del fronte di M. Andri. Il battaglione, che viene assegnato al 7° gruppo alpini, rimane fino al 25 giugno nelle posizioni di valle Aupa; il 26, cedute le linee, raggiunge Moggio ed il 28, è trasferto all'8° gruppo, che si costituisce in quel giorno, alla dipendenza del raggruppamento alpini del XX corpo d'armata. E' in pieno sviluppo la nostra controffensiva sull'altopiano e gli alpini ricevono l'ordine di vincere le resistenze nemiche fra M. Chiesa e Corno di Campo Bianco e di procedere, in un primo tempo, verso la forcella di Galmarara, poi, verso la Bocchetta di Prtule. Il 2 luglio il battaglione, unitamente al "Val Tagliamento", assume la difesa del tratto di linea tra Malga Pozze e M. Campigoletti. Il 3, lasciato a presidio delle trincee un leggero velo di truppe, tutto l'8° gruppo si ammassa nel bosco Mitterwald, il 5, alle falde sud - est di Cima delle Saette, il 6 a Busa di Lozze e successivamente tra M. Lozze e Cima delle Saette, con il compito di attaccare M. Cucco di Pozze e Busa del Ghiaccio; la 210a compagnia viene messa a disposizione del "gruppo Stringa". Vengono, intanto, costituite due colonne, una principale, alla dipendenza del comandante del "Val d'Ellero" ed una secondaria; la 209a fa parte della riserva. Iniziate le operazioni, il giorno 7, il combattimento si protrae per tre giorni con lievi vantaggi, la forte reazione del nemico ed il fuoco delle artiglierie, procurando gravissime perdite, rendono impossibile l'avanzata. Sospesa l'azione, viene rafforzata la linea raggiunta e nella notte sul 10 il battaglione si riunisce tra M. Lozze e q. 1912, impiegato per la sistemazione difensiva del settore. Il 19 è chiamato nuovamente in trincea. Ultimati i preparativi per la ripresa dell'azione, l'8° gruppo costituisce due colonne per attaccare i trinceramenti nemici di Busa del Ghiaccio e di q. 2056. Quella di destra, alla dipendenza del comandante del battaglione, è composta dal "Val d'Ellero" e dal "Val d'Arroscia". Le truppe intanto, si spostano a Busa del Lepre ed a Busa dell'Orco. Il 24 ha inizio l'attacco; per tre giorni l'avanzata procede lenta e faticosa, fortemente contrastata dal tiro nemico e dalle difficoltà del terreno. Causa le perdite fortissime, l'azione viene sospesa e gli alpini provvedono al rafforzamento delle nuove posizioni. Il 25, il battaglione si porta tra M. Lozze e q. 1912 ed il 1° agosto a Malga Fossetta, ove si sono riuniti gli altri riparti del gruppo. Il 9, gli alpini ritornano in linea ed il "Val d'Ellero" nella notte dell'11 occupa i trinceramenti di M. Campigoletti e di M. Ortigara, a presidio dei quali resta fino al 5 ottobre, mantenendo attiva la vigilanza a mezzo pattuglie e riuscendo a catturare qualche prigioniero. Il 6, sostituito dal XXXII bersaglieri, si trasferisce a Malga Fossetta, il 25 a Busa della Campanella, l'8 dicembre a Roccolo Cattagno ed il 15, lasciata la 210a compagnia in detta località, ritorna a Malga Fossetta. Fino al termine dell'anno gli alpini vengono adibiti per lo sgombero della neve, che cade abbondantemente, per il riattamento delle difese distrutte dalle valanghe e per la costruzione di ricoveri stabili. Alla fine di dicembre al battaglione viene assegnata la 211a compagnia ed il raggruppamento prende la denominazione di comando dei gruppi alpini 8° e 9° (XX corpo d'armata).
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Destinato, l'8° gruppo, nel sottosettore nord (settore di destra del corpo d'armata), il 4 gennaio il "Val d'Ellero" assume la difesa della suddivisione di sinistra, dislocando le compagnie 209a e 210a nella linea di vigilanza da Busa dell'Orco a Pozza dell'Ortigara, la 211a in riserca tra q. 1912, la sella di Campoluzzo e la cortina a nord di M. Lozze. Gli alpini attendono alla sorveglianza delle posizioni, ad una migliore sistemazione delle trincee ed alla costruzione di difese accessorie. Il 17 marzo, il battaglione, sostituito dal "Val Tanaro", si riunisce a Baita dell'Aja. Il 18 raggiunge Primolano e prosegue in ferrovia per Bassano; il 19 è a Borso, ove rimane fino al 10 maggio; il giorno 11 si trasferisce a Romano d'Ezzelino. Gli altri riparti del gruppo sono dislocati nella pianura veneta. Gli alpini attendono ad intense e speciali istruzioni per prepararsi alle future lotte. Il gruppo è nuovamente chiamato sull'altopiano; il 28 maggio il "Val d'Ellero" raggiunge Malga Fossetta. Fervono i preparativi per le operazioni che le truppe della 52a divisione, da cui dipendono l'8° ed il 9° gruppo, devono svolgere per la conquista di M. Ortigara e del retrostante passo di val Caldiera. Gli alpini fanno parte della colonna di destra che ha come primo obiettivo l'occupazione di M. Ortigara e di passo dell'Agnella. Le truppe assumono lo schieramento per l'azione ed il "Val d'Ellero", la sera dell'8 giugno, si porta nella seconda trincea della linea di resistenza sulle pendici orientlai di Cima della Caldiera, per costituire la quarta ondata d'assalto, seguendo i battaglioni Bassano, Sette Comuni, M. Clapier. Nel pomeriggio del 10, cessato il bombardamento delle nostre artiglierie, viene sferrato l'attacco. Il battaglione avanza prima nella linea di vigilanza, poi attraversando, con un rapido sbalzo, il terreno battuto dal fuoco nemico, si raccoglie in angolo morto nei pressi di Buso. Con successivo sforzo, risalita la valle sino al passo dell'Agnella, si unisce agli altri riparti, coadiuvandoli nell'espugnazione dei trinceramenti nemici. Lasciate alcune mitragliatrici a presidio delle nuove posizioni, gli alpini avanzano con slancio e vinta la forte reazione avversaria, a sera, q. 2101 di M. Ortigara è occupata. Ardite pattuglie vengono lanciate all'inseguimento, mentre si procede alla cattura di elementi isolati, che oppongono ancora qualche resistenza. Fino al giorno 14, il battaglione attende alla sorveglianza ed alla sistemazione delle trincee da q. 2101 a passo dell'Agnella, respingendo violenti contrattacchi sferrati dal nemico, che mal si rassegna alla perdita delle posizioni. A sera, sostituito dal "M. Spluga", inizia il movimento per ripiegare, la marcia procede lenta a causa dell'oscurità e del terreno aspro ed accidentato; un violento attacco nemico, improvvisamente sviluppatosi, richiama in linea alcuni suoi riparti. Gli Austriaci, approfittando della crisi del cambio delle truppe, riescono ad infiltrarsi nelle nostre posizioni. La lotta si accende violenta, il combattimento si protrae con alterna vicenda, ma l'intervento degli alpini del "Val d'Ellero" e la valorosa tenacia dei difensori, arrestano l'avversario, che è obbligato, in seguito, a rinunciare all'azione. Nella giornata del 15, il battaglione si riunisce a Malga Moline ed il 16 assume la difesa della linea di vigilanza da Corno della Segala a Busa della Crea. Il 19, mentre altri riparti del raggruppamento, vincendo tenaci resistenze, occupano le posizioni del costone Ponari e di q. 2105, il battaglione invia forti pattuglie fin sotto le opere di difesa del nemico per evitare che sposti le sue truppe. Durante la violenta battaglia combattuta il 25, per cui, nonostante il valore spiegato dagli alpini, la cresta di M. Ortigara deve essere abbandonata, il "Val d'Ellero" mantiene saldamente le sue posizioni. Il 9 luglio, al gruppo è affidata la sorveglianza della linea di vigilanza da Pozza dell'Ortigara al roccione sud - est di q. 1807; il battaglione occupa le trincee di Busa della Crea. Il 22, avuto il cambio, si porta nel bosco Mitterwald ed il 27 sui rovesci di M. Palo, ove resta fino al 17 agosto, adibito in lavori di fortificazione. Il 18, sostituisce il "M. Mercantour" nel tratto della linea di resistenza dalla selletta nord di M. Palo alla q. 1867 (cortina compresa). Destinato l'8° gruppo alla 2a armata, il "Val d'Ellero", cedute le posizioni a riparti del "Verona", nella notte del 24 ottobre si porta ad Osteria alla Barricata. Il 26, raggiunge in autocarri prima Cividale, poi, Tarcento e la sera del 27 accampa nei pressi di Magnano e di Artegna. I riparti del gruppo sono destinati a diverse unità ed il battaglione deve raggiungere la 36a divisione. Il ripiegamento delle nostre truppe, in seguito all'offensiva austro - tedesca, rende difficile la marcia del "Val d'Ellero", che, privo di notizie, per Stazione per la Carnia e Tolmezzo il 30 giunge ad Alesso. Passato alla dipendenza della 63a divisione, riceve ordine di unirsi ai battaglioni Pinerolo, M. Mercantour e M. Canin, per costituire il "gruppo Alliney", restando ad Alesso, quale riserva divisionale. Mentre gli altri riparti sono in posizione a difesa della conca di Trasaghis, il "Val d'Ellero" provvede ai lavori per la sistemazione a difesa delle alture della conca stessa. La situazione generale si aggrava, riparti nemici, riusciti a passare sulla destra del Tagliamento, minacciano il fianco della divisione; nelle prime ore del 4 novembre il battaglione, sempre alla dipendenza del gruppo, prende posizione a Col di Forca ed occupa i due monti laterali (M. Corno, M. Covria). Un nuovo ordine, però, riunisce i quattro battaglioni alpini, che si portano a Casera Valle del Tochel, con il compito di proteggere il ripiegamento della divisione che si sposta a S. Francesco per poi proseguire per Forgaria. Notizie sul nemico consigliano il comandante del gruppo di procedere verso Pielungo e di chiedere nuove istruzioni alla superiore autorità circa il proseguimento delle operazioni. L'avanguardia prende contatto con l'avversario; giunto l'ordine di ricacciarlo per poter avanzare, il "Pinerolo" assolve brillantemente il suo compito, mentre la colonna continua la discesa nel fondo valle. L'artiglieria nemica col suo fuoco causa delle perdite, disturbando la marcia degli alpini. Un nuovo ordine arresta il battaglione per farlo proseguire, poi, per S. Francesco, risalendo le pendici di M. Flagello; solamente due compagnie, però, possono essere avviate per la nuova strada, perchè la 221a è già discesa nella valle. Da S. Francesco il "Val d'Ellero" riparte la sera del 5, per riunirsi al gruppo che è impegnato fortemente per lo sfondamento della stretta di Clauzetto, ed unitamente ad alcune compagnie di bersaglieri è destinato ad occupare le posizioni sovrastanti la conca di Forno. Ma il nemico è riuscito a circondare ed a catturare in gran parte i nostri riparti avanzati, tra cui la 211a compagnia; la situazione, divenuta critica, consiglia di ripiegare ed il battaglione riceve ordine di iniziare il movimento con funzione di retroguardia. Dopo aver marciato tutta la notte sul 7 per i sentieri della Montagna di Rossa, i resti del "Val d'Ellero", sempre insieme ai bersaglieri, giungono al mattino allo sbocco di val Chiarzò, che, però, è già stata occupata da truppe nemiche. Decisosi di riprendere la marcia in altra direzione, dopo una breve sosta a Palcoda, passato a guado il Meduna, all'alba del giorno 8 il battaglione giunge nelle prossimità di forcella del Prete. La stanchezza, la mancanza di vettovaglie, l'inclemenza del tempo aumentano il numero dei dispersi; le file si assottigliano, non restano che centosettantacinque fucili del "Val d'Ellero" e circa ottanta di altri riparti. La situazione è disperata, il nemico ha ormai occupata tutta la valle, però i nostri non rinunciano ad un ultimo tentativo per sottrarsi alla cattura e viene deciso di dirigersi verso i monti per raggiungere l'alto Meduna. La marcia è ripresa e dopo una breve sosta, nel pomeriggio, la piccola colonna, siperando enormi difficoltà, dà la scalata al Colle della Luna, il Meduna è raggiunto e nuovamente passato all'alba del 9. Segnalata la presenza di una pattuglia nemica a Cascina Zul, gli alpini riescono a catturarla. Il ripiegamento continua, ma nei pressi di forcella Caserata la colonna è arrestata da riparti nemici che le sbarrano il passo. I nostri si preparano per il combattimento che presto si accende violento; la lotta è impari, le munizioni vengono a mancare e l'avversario ne approfitta per circondare i resti del "Val d'Ellero", che, sparate le ultime cartucce, sono obbligati a cedere. I superstiti, che sono riusciti a portarsi nelle nostre linee, si raccolgono nelle vicinanze di S. Pietro in Gu. Sotto la data del 18 novembre il battaglione viene sciolto.
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