All'inizio delle ostilità, il "Ceva", che sin dall'agosto 1914 si era trasferito dalla propria sede (Cuneo) nell'alto Fella, occupa la linea difensiva alla testata della valle Aupa, a sud della Pontebbana, sulle posizioni di M. Cullar, M. Crete, M. Glazzat, Cereschiatis, q. 1223, pendici nord di Cima Valeri, M. Slenza. La notevole distanza intercedente tra la nostra linea e quella nemica, stabilita a nord della Pontebbana, permette un largo impiego di pattuglie, le quali mantengono su quelle dell'avversario una decisa superiorità. Le compagnie 1a e 4a operano, però, dall'agosto al dicembre, alla dipendenza di altri corpi. Notevoli sono le azioni svolte nella zona di M. Rombon con la "colonna Giardina" che ha il compito di concorrere dall'alto, attaccando il Cukla ed il Rombon, alle operazioni del IV corpo d'armata nella conca di Plezzo. Le compagnie citate fanno parte, unitamente alla 3a del "Pieve di Teco", di un battaglione speciale denominato "Bes" che attacca le posizioni di M. Cukla, mentre il "Val d'Ellero" muove sul vicino obiettivo di Goricica Planina. L'operazione tende ad assicurarsi il possesso della linea di cresra M. Palica - M. Rombon, neutralizzare col fuoco l'azione delle loro opere del Rombon stesso e procedere all'avvolgimento ed all'attacco del Cukla. I vari compiti vengono così ripartiti: la 1a compagnia "Ceva" riparto di sinistra, dovrà dirigersi su M. Palica, occuparlo, impegnare quelle forze che eventualmente fossero spinte in avanti da M. Rombon e convergere da nord sul Cukla, la 3a compagnia "Pieve di Teco", partendo dai pressi di q. 2038, percorrerà il solco che da tal punto raggiunge la parte sud - ovest di M. Cukla, tentandone l'avvolgimento da quel lato.La 4a "Ceva" seguirà il comando, quale riserva. Raggiunto il piede del pendio roccioso che trovasi ad occidente del monte stesso, le compagnie dovranno svolgere l'attacco risolutivo. A giorno fatto, le tre piccole colonne muovono celeri e simultanee verso i fissati obiettivi, mentre la nostra artiglieria apre il fuoco contro le posizioni avversarie. Impreviste difficoltà di terreno vengono però a ritardare la marcia della 3a che procede stentatamente, mentre la 1a occupa con un plotone M. Palica e punta rapidamente su M. Cukla rincalzata dalla 4a. Raggiunta la base del costone nord - ovest del Cukla, il plotone d'avanguardia della 1a compagnia viene diretto sulla colletta tra Rombon e Cukla. Non visto dal nemico, viene deciso l'assalto, eseguito brillantemente e di sorpresa. La ridotta del Cukla è occupata ed il presidio catturato. Poco dopo giunge sulla posizione la 4a compagnia e qualche ora più tardi la 3a del "Pieve di Teco". A sera l'avversario tenta alcuni contrattacchi che sono respinti. Il 24, il "battaglione Bes", rilevato dal "Val d'Ellero", si trasferisce sul versante orientale di M. Palica, ove però rimane solo tre giorni, poichè il 27 è destinato a compiere, insieme al "Val d'Ellero", un'operazione contro il Rombon. Deve tentare di raggiungere la vetta di detto monte con due compagnie, 1a e 4a da ovest e con la 3a "Pieve di Teco" da sud. L'altro battaglione agirà intanto contro le falde sud, seguendo, come direttrice di marcia, il sentiero Goricica Planina - Rombon. Durante le ultime ore della notte, quattro pattuglioni arditi della forza complessiva di una cinquantina di uomini con i piedi avvolti in bende di stoffa, iniziano la marcia di avvicinamento, seguiti a mezz'ora di distanza da due plotoni della 1a diretti su M. Romboncino - q. 2105 e da due della 4a diretti a sud di detta quota. Ad un'altra ora segue il resto delle compagnie. La 3a, partendo dal suo accampamento sito fra M. Palica e M. Cukla, per un difficile canalone raggiunge intanto le pendici meridionali di M. Rombon, fra le qq. 1200 e 2000. Il nemico, inquieto per la vibrante nostra attività dei giorni precedenti, esercita accurata vigilanza, lanciando numerosi razzi luminosi. Le pattuglie, inerpicatesi agilmente per gli scoscesi canaloni, giungono a contatto della difesa. Una tempesta di bombe a mano, da fucile e di grosse pietre le investe; solo due di esse riescono al mattino a raggiungere l'agognata cresta. Vengono allora lanciati i rincalzi mentre la 3a compagnia, salendo la rapida china, conquista alla baionetta una dopo l'altra due trincee nemiche. Si spera di riuscire a raggiungere l'obiettivo di q. 2000, ma la reazione nemica obbliga le nostre truppe a ritornare nelle posizioni di partenza. Dopo circa tre mesi, trascorsi nelle posizioni di M. Rombon e dopo aver partecipato ad altre azioni, svoltesi nel dicembre, il "battaglione Bes" si scioglie, le compagnie rientrano alle proprie unità.
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Sino alla seconda decade di febbraio, il "Ceva" continua a presidiare la linea del sottosettore valle Aupa senza che si verifichino notevoli avvenimenti; il 24, perdute le compagnie 98a e 116a, che vanno a formare il "M. Mercantour", si trasferisce nella conca di Plezzo passando per Cividale ove è giunto in ferrovia. Si porta quindi in regione Rombon presidiando il sottosettore Palica - Romboncino (settore Saga - IV corpo d'armata). Persistenti nevicate, con frequenti tormente e valanghe, ostacolano le comunicazioni, rendendo disagiata la permanenza in trincea delle truppe, costrette ad un continuo e gravoso lavoro per tenere in efficienza le difese e rifornire i difensori di viveri e di munizioni, e che tuttavia scavano profonde gallerie nella neve verso il Cukla. Il 6 marzo, in seguito ad una bufera più volenta delle altre, viene abbandonato il Romboncino, che è però rioccupato tre giorni dopo, superando non lievi difficoltà dovute alle avverse condizioni atmosferiche ed alla resistenza nemica. Il 20, mentre il "Bassano" attacca frontalmente il Cukla, il "Ceva" lo appoggia col fuoco, occupando le trincee più avanzate ed inviando ardite pattuglie; non essendo però riuscita, l'azione viene sospesa. Dopo qualche tempo alcuni parziali successi del nemico inducono il comando della 24a divisione a tentare la riconquista della cima del Cukla. La sera del 10 maggio tutte le artiglierie della divisione, col concorso di quelle di val Raccolana e di Za Plecam, iniziano il fuoco di preparazione, mentre nel settore dello Slatenik e nella conca di Plezzo, grosse pattuglie si spingono verso i reticolati avversari. Il nemico apre contro di esse fuoco di fucileria e mitragliatrici, mentre i suoi pezzi, parte controbattono le nostre batterie e parte dirigono il tiro sulle nostre trincee. Un'ora più tardi la nostra linea al completo, dal Sacro Cuore a q. 1583, senza sparare colpo di fucile, avanza verso le opere avversarie; il "Ceva" contro la colletta del Cukla e le alture nord di essa, i battaglioni Saluzzo e Bassano contro il Cukla, il "Val Camonica" contro la parte alta di q. 1583. In un solo sbalzo il "Saluzzo" e la 62a compagnia del "Bassano" sono sui trinceramenti nemici. Il Cukla è preso. Per consolidare questa importante conquista, mentre una vigorosa dimostrazione richiama l'attenzione del nemico sul boschetto di q. 700 e q. 900, procede anche l'offensiva alle due ali. Il "Val Camonica", percorrendo un terreno assai difficile sotto il fuoco, s'impadronisce a sera di gran parte di q. 1573 e più tardi il "Ceva", elementi del quale hanno già occupato una caverna tenacemente difesa, conquista la colletta Cukla e raggiunge poscia le falde del M. Rombon, nonostante la resistenza del difensore. Al mattino, la stanchezza delle truppe che hanno combattuta tutta la notte ed il fuoco dell'artiglieria, impediscono ulteriori progressi ed i riparti si rafforzano nelle conquistate posizioni. Nei giorni 11 e 12, le fanterie avversarie tentano per quattro volte consecutive di avanzare, ma ogni successo è loro precluso dalla nostra pronta reazione. Riunitosi il 20 maggio a Serpenizza, il "Ceva" vi trascorre un breve periodo di riposo, il 12 giugno, è richiamato in linea nello stesso sottosettore (M. Palica - Romboncino - selletta del Cukla) ove esplica la propria attività con l'invio di pattuglie, scavando gallerie e costruendo mulattiere. A metà settembre, viene ripresa l'offensiva sul Carso e le truppe della conca di Plezzo vi cooperano. Il giorno 16 il "Ceva", che è stato messo, unitamente con altri battaglioni, a disposizione del comando delle truppe di M. Rombon, ha le compagnie così dislocate: 1a presso il cosidetto punto 7, 4a a metù strada fra Sacro Cuore e Romboncino, 5a dietro q. 2105. L'indomani all'alba l'ultima di esse inizia la marcia d'avvicinamento a scaglioni, e, nonostante il chiarore lunare, un plotone, approfittando della copertura offerta da grossi macigni esistenti in prossimità della cresta, riesce a raggiungere le immediate vicinanze della più alta vetta del M. Rombon, trovandosi a contatto di un forte trinceramento nemico. I difensori, ben riparati in una piccola conca che li rende pressochè invulnerabili, si sono accorti da tempo delle intenzioni dei nostri ed a momento propizio lanciano su du essi granate a mano, mentre da un'altura attigua il fuoco di un nucleo avversario li colpisce duramente sul fianco destro. Squadre numerose, apparse improvvisamente su rilievi soprastanti, scalzano macigni con pali di ferro e li fanno rotolare a valle. Gli audaci assalitori, costretti a desistere dal loro proposito, scivolano ad uno ad uno in basso portandosi al riparo. Contemporaneamente a quest'azione, altre se ne sono svolte non lungi. Un riparto della 1a compagnia tenta più volte risalire un canalone adducente alla vetta, ma dovendo gli uomini sfilare per uno sotto il fuoco micidiale di una ben pestata mitragliatrice, il tentativo fallisce. Migliore, se pur momentanea fortuna, ha un'altro riparto della medesima compagnia, poichè, riesce a sorpassare per mezzo di corde manilla i "Roccioni" al di sopra del punto 7, affermandosi su breve tratto di un costone da dove viene lanciata in avanti una compagnia del "Bicocca", battaglione pure operante nella zona. Più tardi però, avendo questa ripiegato, e divenendo insopportabile e micidiale il fuoco di un vicinissimo trinceramento, anche gli alpini del "Ceva" ripiegano. Dal 10 ottobre al 5 novembre il battaglione è in riposo a Serpenizza e quindi ritorna in linea sulle note posizioni del Cukla, ove nulla di notevole avviene sino alla fine dell'anno.
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Lasciate le posizioni del Rombon il 12 gennaio, il battaglione scende a Serpenizza e cinque giorni dopo si trasferisce a Qualso a disposizione del Comando Supremo. Assegnato alle unità alpine del XX corpo d'armata, parte l'11 febbraio in ferrovia da Tricesimo, raggiungendo Pove (Bassano) ove si riordina per quindi risalire, a metà marzo, in val Brenta ed accamparsi a Roccolo Cattagno, sull'altopiano dei Sette Comuni. Rilevato in linea, il giorno 16, il "Verona" nelle posizioni fronteggianti quelle nemiche di M. Chiese, il "Ceva" compie un turno di trincea alla dipendenza del 1° gruppo alpini (I raggruppamento - 52a divisione) fino al 10 maggio. Sceso poscia a Roccolo Cattagno e passato dal 1° al 2° gruppo, vi rimane fino ai primi di giugno, fin quando cioè il Comando Supremo, allo scopo d'impedire che il nemico, forte delle sue posizioni al di quà della val d'Assa, tenti un'azione per dilagare nei piani vicentini, decide di riprendere l'azione offensiva interrotta per il sopraggiungere dell'inverno, nel 1916. Il 7 giugno, il battaglione lascia Malga Moline ove attendeva alla sistemazione difensiva della prima linea di resistenza ad oltranza e per selletta Campoluzzo e Busa Fonda di Moline, raggiunge il mattino dell'8 la località Crocetta. Il mattino del 10 il bombardamento della nostra artiglieria s'inizia metodico, cadenzato, con le prime raffiche dei medi e dei grossi calibri. M. Chiesa, M. Campigoletti, M. Ortigara sono coperti da una fitta cortina di fumo, prodotto dallo scoppio delle nostre bombarde e nel pomeriggio dopo che il fuoco si è intensificato, più di venti battaglioni alpini sono lanciati all'assalto. Il "Ceva", che per ordine del comando del 2° gruppo ha lasciato durante la notte la Crocetta, raggiunge, in un primo tempo, la linea di vigilanza, poi si porta a rincalzo del "Mondovì" che è già giunto sulle pendici di M. Campigoletti ed a Corno della Segala. Il fuoco incrociato di mitragliatrici ed artiglieria rende impossibile la permanenza dei nostri sotto la linea avversaria, tuttavia gli alpini del "Ceva", che presidiano un cocuzzolo chiamato "Il Groviglio", vi permangono a prezzo di ingentissimi sacrifici, ma più tardi sono costretti a ripiegare, portandosi alla Crocetta. Intanto, verso sera, il "Bassano", il "M. Baldo", il "M. Clapier" ed il "Val d'Ellero", ormai frammischiatisi, sfondano e si affermano tra q. 2101 e passo dell'Agnella, mentre il "Tirano" e il "M. Spluga" rincalzano. La sera del 12, il "Ceva" parte dalla regione Crocetta e raggiunge Busa Fonda di Moline ove accampa fino al giorno 17 ricevendo ed inquadrando nuovi complementi, mentre l'avversario lancia le sue truppe migliori ad inutili contrattacchi. All'alba del 19, dopo intenso bombardamento, l'attacco si sferra rapidissimo per opera dei battaglioni M. Saccarello, Val d'Arroscia, Mondovì, Ceva, M. Mercantour e Val Tanaro. Esso è concentrico: da nord parte da q. 2101 verso il costone risalente a q. 2105, dal centro dalla Pozza dell'Agnelizza punta verso la vetta di q. 2105 e da sud per i solchi dei Ponari punta ugualmente verso cima. In meno di un'ora questa è conquistata. Il "Ceva", ricevuto l'ordine di rincalzare il "Verona", che è giunto sulla q. 2105, raggiunge la q. 2101 e si spinge verso la seconda trovandola però guarnita da riparti del "M. Baldo", del "Verona" e del "Mondovì". Si procede subito al rovesciament delle trincee ed al collegamento con le colonne laterali. Vengono spinti avanti nuclei per riconoscere il terreno e per sondare le intenzioni del nemico. Nel pomeriggio ed il mattino del 20, l'avversario tempesta con le artiglierie le nostre posizioni causando forti perdite al battaglione che deve essere avvicendato e va a sostare nei pressi del passo dell'Agnella. Il 23, transitando per Cima della Campanella e Baita dell'Aja, raggiunge nuovamente Busa Fonda di Moline, ove rimane fino alla notte sul 25, quando il nemico, dopo aver intensificato il bombardamento, con nuovi battaglioni d'assalto muniti di gas asfissianti, di lanciafiamme e di bombe riesce ad accerchiare il "Verona", il "Val d'Arroscia", il "Bicocca" ed un battaglione bersaglieri che difendevano la tanto contrastata cima dell'Ortigara, riconquistandola. Il "Ceva", che ancora non è in efficienza, parte alla volta di Crocetta e dopo breve sosta, per il vallone di Baita tende a portarsi in prossimità dell'Ortigara (pendici est). Deciso il contrattacco, viene ordinato al battaglione, unitamente al III/10° fanteria, al "Val Tanaro" ed al "M. Stelvio", di rioccupare i costoni sud dell'Ortigara che collegano questi coi Ponari. A sera s'inizia l'attacco, da parte essenzialmente delle compagnie 4a e 5a che, con alcuni plotoni, riescono a porre piede nelle trincee nemiche, dalle quali sono poi, in seguito al violento fuoco di mitragliatrici appostate in caverna ed in ricoveri blindati, ricacciati. Anche sulla rimanente fronte, per il getto di bombe e per tiri ben incrociati di mitragliatrici, gli altri riparti subiscono identica sorte. Il mattino seguente i resti del battaglione scendono lungo il costone per il vallone di Baita e raggiungono, transitando per Crocetta, Busa Fonda di Moline ove attendono a lavori di rafforzamento e quindi ad Osteria alla Barricata (9 luglio) per riordinarsi. Il 13 luglio il battaglione (2a gruppo alpini) scende in val Brenta (Primolano) e per ferrovia si trasferisce a Thiene; l'8 agosto entra in linea nel sottosettore M. Caviogio - Redentore (9a divisione - X corpo d'armata) ove rimane fino al 14 ottobre senza che si abbiano avvenimenti degni di nota. L'attività sua è tutta assorbita in lavori di difesa e brevi azioni di pattuglie, in relazione ad operazioni svolte in altre zone. Il 16 ottobre da Caltrano, ove si era concentrato, il "Ceva" per ferrovia, raggiunge Cividale e, su autocarri, la valle Uccea, essendo il 2° gruppo alpini passato alla dipendenza della 50a divisione (IV corpo d'armata - 2a armata). All'inizio dell'offensiva nemica, il "Ceva" è schierato nel settore Banjski - Skedenj (destra Isonzo) avendo la 4a a disposizione del settore Saga, in fondo valle. Detta compagnia, nella notte sul 23, riceve ordine di portarsi a disposizione della brigata Friuli, a Pluzne. Il movimento si effettua durante un forte bombardamento eseguito per massima parte con granate a gas asfissiante; la compagnia riesce solo la mattina a raggiungere la brigata che, attaccata violentamente, sta ripiegando in seconda linea. La 4a si schiera sulle alture antistanti Pluzne, ove prende contatto coll'avversario su di una fronte di circa 300 metri. Più volte i riparti d'assalto nemici attaccano impetuosamente, sostenuti dal fuoco delle artiglierie e più volte vengono respinti sanguinosamente, lasciando nelle nostre mani alcuni prigionieri. Dopo alcune ore di lotta tenace, la 4a compagnia flagellata dalle atiglierie, martoriata dai gas asfissianti e falciata dalle mitragliatrici, ridotta a meno di un terzo della sua forza, piuttosto che retrocedere o arrendersi, preferisce l'estremo sacrificio ed arditamente il suo comandante la trascina all'assalto, cadendo egli stesso colpito in fronte. I pochi superstiti sono costretti ad aprirsi un varco tra le file avversarie. Il resto del "Ceva", intanto, ha ripiegato sul costone sud di M. Guarda ove cerca il collegamento con i riparti della 36a divisione (Zona Carnia) sbarrando la valle Uccea con la 1a compagnia, che il giorno dopo viene attaccata e dispersa, mentre l'altra ripiega su M. Kaal e M. Kila. La rapida avanzata austriaca, specie in fondo valle, infrange la nostra difesa; soltanto piccoli nuclei riescono a porsi in salvo aprendosi un varco per Stazione per la Carnia, Tolmezzo e Cavazzo Carnico. Gli esigui resti del battaglione raggiungono Meduno e con gli avanzi del 2° gruppo alpini, per Stevenà, Cittadella di Conegliano e successive tappe, si trasferiscono a S. Giorgio di Mantova e quindi a Vernasca (Piacenza), ove il 30 novembre il battaglione viene sciolto ed ufficiali e truppa sono inquadrati nel "Mondovì" di cui formano la 10a compagnia. Il valore e le qualità militari del "Ceva" vengono riconosciute nella motivazione della medaglia d'argento che ne premia la condotta tenuta a M. Cukla, a M. Romboncino, a M. Ortigara.
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