Nome in codice operazione Neptune
6 giugno 1944. Una data stampata nella memoria di tante, milioni di persone, per l'incontestabile impatto impresso alle sorti della seconda guerra mondiale.
Ma il D-Day non è solo questo. È per esempio il dispiegamento di un'incredibile mole di risorse, tra uomini, mezzi e armi, nel tentativo disperato di arrivare ognuno – Alleati e Tedeschi – al proprio obiettivo ambizioso. L'azione offensiva principale si svolge, come i beninformati del fatto storico sapranno, intorno alle 6. Ma tutta la preparazione che anticipa l'attacco via mare, copre un lasso di tempo ben superiore, con il raid notturno delle divisioni aviotrasportate, messo in pratica prima, per preparare il terreno alla mossa finale. Un'incursione che non coglie esattamente preparato il fronte tedesco. Sia per le condizioni climatiche non ottimali, che avevano praticamente fatto escludere ai "difensori" un'azione nemica in quei giorni. E perchè il fronte orientale in quel frangente richiedeva maggiori impegno e presenza, percui anche gli sforzi militari più consistenti del regime erano concentrati lì. Ciò non significa che le spiagge della Normandia fossero incontrollate, anzi. Lo sbarco era nell'aria. E la resistenza e le perdite in casa alleata, su tutte quelle americane, testimoniano che il contrasto fu effettivo. Così come la ricognizione tedesca che poco prima delle sei individua l'armata navale alleata, che di lì a poco bombarderà la costa.
Ma è l'azione dei paracadutisti, in particolare, a rivelarsi fondamentale per creare confusione nei comandi tedeschi, disperdendo le retrovie nemiche. Mentre il persistente maltempo complica e non poco i piani alleati di "allargare" il raggio d'azione della costa con la fanteria a beneficio dei "secondi attacchi", aerei e navali, ma alla fine l'obiettivo è centrato. Come spesso accade, c'è comunque un prezzo piuttosto alto da pagare per tutti. Entrambe le linee alla resa dei conti infatti annoverano migliaia di perdite. La differenza quindi alla fine sta anche nel computo totale delle forze a disposizione degli schieramenti.
Se infatti nell'immaginario culturale di massa gli alleati del più celebre "sbarco" sono rappresentati dalle forze anglo americane, in realtà queste poterono contare sul sostegno di canadesi, francesi e polacchi. Uno sbarco che come abbiamo imparato a conoscere, talvolta, per non dire spesso, viene quasi mitizzato e descritto al pari di un'impresa epica. E a testimoniarlo sono i segni che ancora oggi sorgono nella vasta area dello sbarco. Come i cimiteri di guerra angloamericani e tedeschi che segnano l'orlo della costa atlantica. O i bunker, rimasti lì a ricordare un crocevia storico con pochi precedenti di uguale peso per le sorti di un'intera guerra.