l'American Expeditionary Force
Padroni delle sorti del vecchio continente a livello economico; meno autonomi in Europa, (almeno agli albori dell'entrata in guerra) sotto il profilo militare. Una condizione potenzialmente normale. Non fosse che il soggetto in causa sono gli Stati Uniti, e il quadro storico è quello dell'ingresso della superpotenza mondiale nella Grande Guerra.
Un'entrata ritardata, che vede gli USA inizialmente spettatori. Entrata favorita da episodi, pretestuosi, come l'affondamento del Lusitania ed altre navi cargo. Dalla dichiarazione di guerra del presidente Wilson, di aprile, trascorre tuttavia un anno prima che il corpo statunitense possa definirsi operativo sul suolo europeo.
Nel marzo 1917 si assiste allo sbarco della prima squadra statunitense in Francia, l'American Expeditionary Force (AEF), ma questa viene usata unicamente come appoggio. Si tratta di un esercito indipendente, alimentato da una leva gestita da commissioni civili locali, che impiega un anno (maggio 1918) per "ambientarsi" e agire sul campo in maniera autonoma. Se non comporta un contributo evidente dal punto di vista militare, l'intervento dell'American Expeditionary Force conduce quantomeno ad un aumento numerico degli effettivi Alleati. E, soprattutto, contribuisce alla capitolazione definitiva della Germania nella guerra, nella maxi offensiva finale dell'Argonne, portata avanti con il dispiegamento di due armate francesi (31 divisioni) e una statunitense (15 divisioni). Un'azione che vale lo sfondamento della Linea Hindenburg, attorno alla quale i tedeschi avevano costruito le loro conquiste durante il conflitto in territorio francese.
La progressiva crescita di affidabilità delle truppe statunitensi viene premiata nell'episodio decisivo dell'Argonne, dove il comando dell'operazione viene gestito proprio dal generale statunitense John J Pershing.