L’albero-garitta: un’eredità vivente della Grande Guerra sulle Dolomiti
Nascosto tra le maestose cime dolomitiche si cela un testimone silenzioso della Prima Guerra Mondiale:
un albero-garitta, unico nel suo genere. Questo pino cembro secolare, utilizzato come postazione di vedetta dagli italiani, rappresenta un esempio straordinario di camuffamento militare. Situato nella zona delle Tofane, nei pressi di Col Rosà, il pino camuffato fu trasformato in una torretta mimetica per controllare i movimenti del nemico austroungarico durante il conflitto.
La posizione precisa dell’albero-garitta è protetta dagli abitanti di Cortina d’Ampezzo, che temono atti vandalici. Loris Lancedelli, direttore del Museo della Grande Guerra al Forte Tre Sassi, conferma che non è facile individuare la pianta, anche se alcuni escursionisti hanno avuto fortuna. Recenti fotografie pubblicate sui social hanno suscitato enorme interesse, mostrando quanto sia affascinante questo cimelio vivente. La sua collocazione strategica permetteva di osservare aree cruciali come Valon de Ra Ola e Val Travenanzes, rendendolo un elemento chiave della guerra di posizione tra italiani e austroungarici.
Il pino-garitta risale al periodo centrale della Grande Guerra. Dopo l’occupazione italiana della Conca di Ampezzo nel maggio 1915, gli austroungarici si ritirarono in posizioni difensive sul Lagazuoi e sul Sasso di Stria. Le trincee italiane e austroungariche si fronteggiarono per anni, con battaglie estenuanti per il controllo del territorio. Si ipotizza che l’albero sia stato modificato nel 1916 per essere utilizzato come punto di osservazione fino all’estate del 1917.
Le sentinelle che presidiavano la torretta dovevano resistere a condizioni durissime, soprattutto d’inverno, con turni di un’ora per evitare l’assideramento. Dotate di binocoli, queste vedette erano pronte a segnalare i movimenti nemici a compagnie di oltre 200 uomini, sempre in stato di allerta.
Ma perché nascondersi in un albero? La necessità di osservare il nemico in sicurezza rese indispensabile il camuffamento. Sul fronte occidentale, questa tecnica era particolarmente avanzata: i francesi, veri maestri del mimetismo, costruivano alberi artificiali con strutture in acciaio e li sostituivano a quelli veri durante la notte. Questi espedienti richiedevano la collaborazione di artisti e scenografi, come racconta anche Charlie Chaplin nel film Charlot soldato (1918).
La pratica del camuffamento attraversa i secoli, evolvendo in base alle esigenze belliche: dalle navi dipinte di blu da Giulio Cesare alle uniformi mimetiche moderne. Anche oggi, tecniche simili sono utilizzate in conflitti come quello in Ucraina, dove le reti mimetiche sono create a mano da civili per proteggere le postazioni militari.
L’albero-garitta delle Dolomiti è una delle testimonianze più affascinanti della capacità umana di adattarsi e sfruttare l’ingegno anche nelle condizioni più difficili. Oltre ad essere un monumento vivente della Grande Guerra, rappresenta un invito a riflettere sull’importanza della conservazione del patrimonio storico e naturale delle nostre montagne. Un simbolo di resilienza che continua a intrecciare passato e presente in uno dei paesaggi più suggestivi del mondo.