Morto nel marzo 1945 a poche settimana della resa tedesca ora è tornato a casa.

Eugenio Migliavacca, classe 1913, fu richiamato alle armi nel 43° reggimento fanteria e mandato sul fronte greco-albanese. Catturato l'8 settembre dai tedeschi fu trasferito in un campo di prigionia come internato militare, dove morì il 16 marzo 1945 sotto il bombardamento alleato.

Il figlio, Giovanni, stava cercando da oltre 20 anni di ricostruire gli avvenimenti e soprattutto il luogo di sepoltura del padre. Il corpo dal campo di prigionia era stato traslato al cimitero di Francoforte sul Meno dove riposano numerosi italiani. Il ritrovamento della tomba è dovuto ad un articolo sui 130 soldati dimenticati della provincia di Varese dove era riportato il nome di Eugenio Migliavacca insieme a 5 compaesani di Origgio. 
Giovanni Migliavacca ha potuto “riabbracciare” suo padre a Francoforte sul Meno, nella Germania sud-occidentale. «Io sono nato nel 1940: me lo ricordo in divisa, il giorno in cui è tornato a casa in licenza, era stato in Grecia: io mi son nascosto sotto al tavolo perché non lo riconoscevo. E poi ricordo il giorno in cui è arrivata la lettera che spiegava che era morto».
Dal 2016 alcuni caduti italiani stanno tornando a casa. «È arrivato un carro funebre tedesco – racconta ancora Giovanni Migliavacca – e c’era anche una troupe di una televisione tedesca che sta realizzando un documentario. Dovevano consegnare dieci cassettine, passavano da Belluno, La Spezia, poi giù al Sud».

Per riportare a casa i resti di Eugenio la famiglia ha dovuto anche pagare il viaggio, perché lo Stato non se ne fa carico. «Sa qual è la cosa che mi fa rabbia? Lo Stato non ci ha mai avvisato del luogo della sua sepoltura, anche se lo sapevano: così non l’hanno mai saputo mia madre e i fratelli di mio padre. È stato così per lui e per tanti di quei 16mila sepolti in Germania».

I funerali hanno avuto luogo ad Origgio lo scorso 26 ottobre.